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5 Aprile 2020 – Lettera del Presidente AICAT Marco Orsega

5 Aprile 2020 – Lettera del Presidente AICAT Marco Orsega

5 APRILE 2020 – GIORNATA NAZIONALE DEI CLUB

“VIVERE il valore del Club nel qui ed ora”

 

Benvenuti!

In questo tempo di isolamento forzato, siamo costretti a rinunciare alle numerose iniziative che, ogni anno, i vari territori e le varie associazioni solitamente organizzano per celebrare la giornata nazionale dei Club, prevista quest’anno per il 5 aprile.

Tuttavia il movimento dei Club non si ferma!

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L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 ci sta prepotentemente mettendo di fronte alle nostre vulnerabilità, ai nostri limiti, alla precarietà della vita, ma ci sta anche permettendo di riscoprire valori profondamente umani e frequentemente dimenticati.

Citando Papa Francesco nella sua preghiera straordinaria sul sagrato della Basilica di San Pietro del 27 marzo scorso: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. […] Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca […] ci siamo tutti. […] Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme”.

“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici” […] privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità”.

“Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.

In questo accorato richiamo, il Papa tocca temi a noi, membri di Club, noti e cari: il confronto con le nostre difficoltà umane, con le nostre abitudini e i nostri stili di vita socialmente condivisi e accettati, ma spesso lontani da quell’idea di salute e di libertà tanto declamate e desiderate. Come se fosse un invito a quella sobrietà definita da Hudolin “[…] Sinonimo di crescita oltre l’astinenza, quasi di trascendenza del proprio stile di vita, non solo nei confronti dell’alcol, ma nei confronti del mio modo di vivere complessivo. […] Un modello comportamentale frutto della riflessione su ciò che è essenziale per me, un processo di liberazione da tutto ciò che non vale la pena, che non è importante, che non mi aiuta a crescere, che non migliora la qualità della mia vita, che non favorisce il raggiungimento di una pace interiore” .

Un invito a ricontattare l’umanità che ci riguarda, il bisogno di comunità, di fratellanza, di appartenenza. Come se quello che noi facciamo settimanalmente al Club, adesso avesse un senso universale. Proprio noi, che siamo abituati a VIVERE IL CLUB, che abbiamo imparato o stiamo imparando con coraggio e con dolore, a spogliarci delle vecchie abitudini, a ritrovare un senso di noi, cambiando le nostre relazioni, ad aprirci alla solidarietà e all’accoglienza, adesso abbiamo il compito di riconoscere il valore e l’importanza di tutto questo nostro sforzo e di questo nostro movimento. Uno sforzo vitale, necessario, non più solo per la nostra sopravvivenza e per quella della nostra famiglia, ma anche per tutti gli altri, per il mondo intero e per la Terra.

Ecco il senso di quell’auspicato obiettivo che Hudolin si prefiggeva attraverso i Club: cambiare la cultura sanitaria e generale, ovvero, portare nel mondo quei valori profondamente umani, universali, antropospirituali che oggi più che mai, si capiscono e si sentono. Diventa evidente come questi valori non servono solo alle persone con problemi alcolcorrelati per smettere di bere, ma sono indispensabili all’umanità per VIVERE e far fronte alle inevitabili emergenze della vita.

Ed ecco, anche, quanto tutto questo ci chiama all’impegno di una presenza critica nella comunità che deve diventare azione concreta, regolare, sistematica e, in quanto tale, politica. Politica come intesa da Don Milani che diceva: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”.

Questa situazione di crisi, di contagiosa epidemia, ci sta permettendo di comprendere il significato dell’interdipendenza, di quanto siamo inestricabilmente interconnessi e corresponsabili. Ci siamo scoperti appartenenti ad una collettività e obbligati a tenere in conto gli altri nelle nostre scelte individuali.

L’augurio, come già espresso qualche giorno fa, è quello di riuscire a non dimenticare questi possibili “insegnamenti” e a uscire arricchiti da questa difficile esperienza, meno egoisti, riconciliati con i nostri limiti umani, capaci di riconoscere e dar valore all’essenziale e di far crescere il bene comune. Lo dobbiamo anche a tutte quelle persone che ci hanno lasciato e che ci stanno continuando a lasciare senza nemmeno un commiato. A loro va il nostro pensiero e alle loro famiglie il nostro affetto e la nostra vicinanza.

Non lasciamo passare invano tutto questo dolore e usiamo in questi giorni, questo tempo liberato per rendere la giornata nazionale dei Club significativa e utile alla nostra crescita. L’invito è quello di riflettere sul valore del Club, sul cosa significa viverlo, per noi, per la nostra famiglia, per la comunità umana, per la Terra e la biodiversità, nella complessità della vita.

 

La Presidenza AICAT

Marco Orsega e Tiziana Fanucchi

 

Per la creazione e la gestione di questo spazio ringraziamo il nuovo Gruppo AICAT sulla Comunicazione che si è avvalso della competenza di Bruno Lo Cicero, Donatello Cirone e Giulia Cencetti.

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