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CONCLUSIONI DEL XXVII CONGRESSO DI SPIRITUALITA’ ANTROPOLOGICA ED ECOLOGIA SOCIALE

Nei giorni 10-11-12 maggio 2019 si è svolto ad Assisi il XXVII Congresso Nazionale di Spiritualità Antropologica e di Ecologia Sociale dal titolo “Il Club e il bene comune”.

In questi tre giorni ci siamo sentiti a casa in un clima bello, profondo e ricco, accompagnati dalla bellezza delle ginestre, piante solari e profumate che vivono, prosperano in terreni impervi ed aridi, si radicano profondamente e producono numerosissimi semi che germogliano spontaneamente. Il nostro auspicio è che anche i Club sappiano farsi ginestra.

Sono stati con noi: Helge Kolstad, presidente WACAT, Zoran Zoricic, vice presidente WACAT, il pope Alexjei Baburin, Natasa Sorko dei Club della Slovenia che ci ha illustrato il Congresso Internazionale WACAT che si terrà a Bohinjska Bistrica (Slovenia) sabato 14 settembre 2019.

Un particolare ringraziamento al gruppo vocale e strumentale “Real Cappella Napolitana” per la bellezza e la melodia con cui ha accompagnato la messa di domenica e a Teresita che ha voluto essere presente per condividere e rinnovare la gioia di stare insieme.

Assisi è il Congresso dove contribuiamo a costruire il nostro sapere comune mettendo in circolo le emozioni, le relazioni, le esperienze personali, noi stessi. Quest’anno il Congresso Nazionale dell’AICAT riprenderà il tema di Assisi per svilupparlo ulteriormente in una dimensione di operatività associativa.

Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, ricordando l’incontro di Francesco con il Sultano a Damietta durante la quinta crociata, ha messo in luce come il bene comune cresca dalle piccole cose, dai piccoli progetti. Francesco si è presentato disarmato, povero, come pellegrino nel mondo ed è stato così accolto ed ascoltato.

Tutti siamo ospiti stranieri e pellegrini in questo mondo e possiamo fare in modo che quanto di buono c’è in ognuno emerga, avendo in cuore la possibilità dell’incontro. La base per un bene comune è l’amore come semplice tessitura di rapporti umani.

Durante l’introduzione comunitaria si è sottolineato che non diciamo più che la persona ha una spiritualità ma è “spiritualità in atto”. La nostra spiritualità antropologica non pretende di avere ed imporre contenuti valoriali particolari ma riconosce e fa propri quei valori che sono veramente umani, universali, interculturali, ecumenici, immediatamente percepibili come bene.

Per bene comune intendiamo l’impegno per la realizzazione del bene di tutti indistintamente, nessuno e nulla escluso, a cominciare dal primo bene comune necessario, la salvaguardia della vita sulla Terra.

Nel Club si impara ad avere cura, ad avere a cuore noi stessi, le famiglie, gli altri, la comunità, il mondo in cui viviamo. La forza mite della sobrietà, che settimanalmente coltiviamo nel Club, diventa una vera e propria competenza di alto valore, per sviluppare una cultura delle relazioni più compassionevole, meno arrogante, senza la quale il bene comune rimane fredda astrazione.

Questo nel Club significa anche non “spegnere” domande e bisogni attraverso risposte semplicistiche, ma accoglierne la complessità per renderle fertili e perché possano alimentare la vita che è sempre ricerca, nella dimensione della cooperazione per il bene comune. Prendersi cura gli uni degli altri è una legge della vita.

Viviamo in un paese che ha bellezze e ricchezze eccezionali, frutto della speranza e del desiderio delle donne e degli uomini che ci hanno preceduto. Pensare ed agire in modo individualista come in questo tempo, non può portare al bene comune né a ricchezza condivisa nel presente e per il futuro ma a disperdere, sprecare ed esaurire le risorse e la possibilità stessa di vita. Se il bene comune viene minacciato anche il bene di ciascuno viene messo in crisi.

Liberare la nostra vita da ogni forma di tossicità, nel comportamento, nel linguaggio e nei concetti (sostanze, ideologie, incuria, indifferenza, etc..) è condizione necessaria per promuovere la cultura del bene comune, tendendo così alla “sobrietà della mente nell’ebbrezza dello spirito”. Sia l’ebbrezza materiale che quella spirituale infondono allegria; la prima rende vacillanti e insicuri, la seconda rende stabili e certi nel bene.

Le comunità, le associazioni, i Club capaci di futuro sono e saranno quelli dove si coltiva e custodisce una ”amicizia civile” che sa reggere le competizioni, le diversità, il disagio e che potremmo chiamare “fraternità”; sono le relazioni tra le persone a costituire il bene.

Il Club, nella sua apparente semplicità e con la sua capacità di coltivare e custodire relazioni ecologiche, è bene comune.

Tendere al bene comune per noi è anche riconoscere la banalità dell’astinenza e la potenza della sobrietà. Sobrietà significa prendere posizione, schierarsi a favore dei valori che, contribuendo al bene comune, promuovono e difendono la vita.

Dai lavori dei gruppi sono emerse le seguenti riflessioni:

  • Essere cittadini attivi è un bisogno, un dovere e una responsabilità da non delegare agli altri.
  • Il Club non è solo uno strumento per affrontare le proprie difficoltà ma anche un progetto culturale per modificare la cultura esistente.
  • Il Club è un bene comune di cui prendersi cura.
  • Non possiamo più dire “non ci riguarda”.
  • Le relazioni sono il “pane quotidiano” per gli essere umani e per il bene comune e il Club ne costituisce il lievito.
  • Il modo di stare insieme all’interno del Club deve essere esportato all’esterno. Per aprirci alla comunità è importante pensare a dei percorsi di ecologia sociale. Essere comunità nella comunità e per la comunità.
  • Dobbiamo cominciare a fare insieme più che a dire, con azioni quotidiane ed imparare ad essere generosi nei gesti, nei sorrisi e nelle parole: eravamo così visibili da bevuti, vogliamo essere invisibili da sobri?!
  • Quando esprimi le emozioni sei in cammino verso la pace, ci sei vicino.
  • La ricerca della pace è un lavoro per niente pacifico, è un bell’impegno quotidiano.
  • Puntare prima di tutto sulle relazioni personali per cambiare il contesto di vita.
  • Essere coerenti con il percorso di cambiamento che si vive giorno per giorno nel Club.
  • Favorire le scelte consapevoli e responsabili.
  • Promuovere la consapevolezza che ognuno ha il potere di cambiare.
  • L’incontro e la conoscenza tra persone fa cadere le barriere. L’incontro tra culture, categorie ed etichette crea barriere.
  • Il bene comune parte dal bene personale che si raggiunge prendendosi cura di sé e del proprio processo di crescita e di maturazione.

Ringraziamo l’AICAT, tutti i Club e tutti coloro che hanno partecipato e contribuito con passione alla buona riuscita del Congresso. Un ringraziamento speciale alla segreteria che da sempre accompagna i lavori col sorriso e a tutte le famiglie che hanno donato le loro dolcezze e prelibatezze alla tradizionale festa di sabato sera, momento di grande gioia e spensieratezza. Grazie anche a Padre Mario Cisotto per l’emozionante visita alla Basilica Superiore di venerdì sera.

Infine grazie a tutti i partecipanti per il generoso contributo economico.

L’appuntamento per il XXVIII Congresso di Spiritualità Antropologica ed Ecologia Sociale di Assisi è per i giorni 8-9-10 maggio 2020 sul tema “Il valore politico della sobrietà”.

Assisi, 12 maggio 2019

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